ROUND 3 - LE AVVENTURE DELLA JUKE
Tra i 14 e i 18 anni probabilmente ero povero. Io e il mio amico di una vita, William, ce le inventavamo tutte per rimediare gli “euri” e la maggior parte erano idee e cretine. Come quel giorno che me ne uscii con l'ennesima trovata: “Invitiamoci da soli alle feste di compleanno e rubiamo dai cappotti!”. William, da ragazzo più maturo e riflessivo subito mi scoraggiò dicendomi: “Facciamolo!”. Eravamo piccoli, poco saggi e alcune volte proprio affamati, ma nel vero senso della parola! Ci perdoneranno i “ragazzi ricchi” delle feste alle quali ci intrufolavamo, ma all'epoca per noi era veramente la sopravvivenza!
Ecco perché a 18 anni, quando cominciai il mio primo lavoro (alla Doma, mi occupavo di riempire i distributori automatici di caffè, merendine, ecc...) e mi arrivò il primo stipendio (più di 3.000 euro!) non ci capii più nulla.
In pochi mesi riuscii a mettermi da parte 20mila euro per comprarmi la mia prima auto in contanti, una Nissan Juke bianca immacolata. Non feci una vera e propria “inaugurazione”, quel periodo tutte le sere c'era un motivo per festeggiare.
La prima persona che ci fece un giro fu la mia amica di una vita, Dea, mentre la mia nuova Juke persa la verginità (se capite cosa intendo...) poche sere dopo con un'altra mia amica.
Mettiamola così: la Juke era vergine, la mia amica un po' meno e in quel periodo (se non ricordo male) era pure fidanzata. Quale miglior modo per inimicarsi il karma?!
Molte volte io e la Juke ci siamo messi nei casini. Come quella volta in cui alle 3 di notte, a me e ai miei amici, ci venne la brillante idea di rubare il pane appena sfornato da una panetteria che aveva lasciato la porta aperta. Fuga con la Juke, ma ci presero la targa. Al primo posto di blocco ci sorpresero con le pagnottelle calde ancora in bocca e fortuna fu che il proprietario del panificio capì che eravamo solo dei poveri deficienti, un po' alticci dopo il sabato sera. Nelle tante cazzate fatte, la Juke è sempre stata la mia fedele compagna.
Che ci fosse da scappare ubriachi ad un posto di blocco o da scappare da un fidanzato che mi aveva beccato con la sua donna, la Juke era sempre con me. Scappare. Fra poco scappo, sul serio (leggere fino all'ultimo capitolo per capire, PLEASE), ma stavolta non scappo da nessuno. Stavolta scappo lontano per realizzare il sogno di una vita, finalmente con la testa sulle spalle. Purtroppo, in questo ennesimo viaggio, non ci sarà con me la mia Juke. Ho deciso di venderla e, dopo tante avventure passate insieme, presto ci saluteremo per sempre. Sarà come dire a me stesso “basta cazzate”, e la mia Juke me ne ricorda tante. È stata il simbolo dei primi soldi guadagnati col lavoro onesto, della gioventù spensierata, la macchina che ha visto tutti i tizi più strani di Terracina e alla quale vorrò sempre un po' bene.
Una volta il mio amico Seso mi disse: “Peter, dove non arrivano i supereroi, arriva la Juke!”. E per un periodo lungo della mia vita, io ci ho creduto davvero.