ROUND 9 - LA NASCITA DEL BARBIERE
In realtà mi ero avvicinato già da un po’ a questa cosa del barbiere. Almeno un anno prima di cominciare l’accademia.
E come per molte cose importanti della mia vita, anche questa accadde di notte.
Sono le 4 del mattino, io e il mio amico Davide torniamo a casa ubriachi, siamo stati in discoteca come spesso capita il sabato. Alle 7 dobbiamo alzarci, abbiamo deciso di prendere il traghetto con direzione l'isola di Ponza per una giornata da veri maschi, ci aspetta l’addio al celibato di Silvano, un nostro amico che ha deciso di prendere la strada “quella giusta”, ma questo non è il capitolo dove racconteró cosa è successo ahaha, torniamo a noi.
Ok, capita, non si dorme. Perché Davide poi ha un'urgenza.
“Potooooooooooo”, mi fa Davide con quella voce da cartone animato che si ritrova, “Poto tagliami i capelli!”. “Davide, ma non sono capace”, provo a rispondere io.
“Potooooooooooo, non scherzare! Sono in disordine e non posso presentarmi così a un evento del genere!”, insiste lui. Per la cronaca: Davide è il mio amico Vip, se lo conosceste per la prima volta, lo scambiereste per un membro dell'alta società, sempre curato, ben vestito, postura elegante e parlata impeccabile. Figuratevi se si sarebbe arreso a farsi vedere a Ponza con i capelli disordinati!.
“Potooooooooooo, dai Potoooooooooo, tagliami i capelli”. Davide insiste e io non posso fare a meno che assecondarlo.
“Ok”, rinuncio a farmi due orette di sonno e vado in bagno a prendere “la macchinetta”.
Dicesi “macchinetta” una tosatrice di livello medio/scarso comprata da Gianluca, il mio fornitore di fiducia, giusto perchè a Terracina non c’è un solo barbiere che ti sistemi la barba in modo decente o che comunque dia un po’ d’ importanza a noi maschi, quindi tocca fare da sè.
“Potoooooooooo, come me li fai?”, prova a chiedermi Davide.
“Ehm, come te li faccio?! Non so tagliare”, protesto io.
“Potoooooooooo, voglio il taglio “executive contour!”, chiede esigente Davide.
“Che cazzo vuoi?! Executive cosa?! Io non la so neanche tenere in mano una macchinetta e tu mi chiedi una cosa che manco conosco?”
“Ecco la foto, Poto! Fammeli così!”.
Mi passò il telefonino con la foto di questo benedetto taglio, che oggi faccio ad chiusi, ma quella sera vedevo come qualcosa di insormontabile.
“Davide, non credo di riuscire a fartelo identico”, provai a protestare.
“Potoooooooooo, io credo in te, Potoooooooo”, insistette Davide. Era ubriaco.
Dopo quel primo taglio, evidentemente andato non malissimo, Davide sparse la voce e un po' di amici cominciarono a volersi far pettinare il sabato sera, William, Seso, loro non mancano mai, quest’ultimo penso ancora si ricordi il pezzo di pelle che gli staccai con il rasoio a mano libera sotto il mento, oggi ancora rido quando ci penso, loro hanno sempre fatto parte della mia vita in qualche modo, nel bene e nel male.
Da lì in poi niente di serio, avevo un lavoro, non mi piaceva ma era ben pagato. Chi cazzo pensava di cambiare per mettersi a tagliare i capelli ai maschi. Fino al CRACK (vedi capitolo precedente). La storia, se siete arrivati fin qui, la conoscete. Gamba rotta, quasi 7 mesi fermo in malattia, titolari della Doma incazzati come iene, un'altra mazzata sul collo e non posso neanche protestare, perché stavolta me la sono andata a cercare.
E' un pomeriggio d'estate, mi trovo con William e le mie stampelle, solito caffè all’Ammiraglio, incontro uno che conosco da sempre, ha la mia età e già da un paio di anni ha fatto diventare la sua passione un lavoro: si è aperto uno studio da tatuatore. Il suo nome è Alessandro, ma per tutti a Terracina è Yao (da piccolo giocava a basket, ed era il più alto della squadra. Se non conoscete il fenomenale campione Nba Yao Ming sono problemi vostri).
Yao è un fenomeno a disegnare, a tatuare. Mi chiede cosa ho fatto alla gamba e io, in presa a male, inizio anche a spiegargli i dolori del giovane Peter. Vedo di fronte a me uno della mia età che ha trovato la sua strada, fa il lavoro che sognava da bambino e che gli riesce meglio. Fa la cosa che gli piace fare, al mattino va al lavoro col sorriso stampato in faccia. Lo so, faccio un lavoro che non mi piace più e adesso sono anche tutti incazzati per via della mia situazione. Yao fa il tatuatore, non lo psicologo o il motivatore, ma sentendomi lagnare mi dice poche parole, ma sensate.
“Ma a te, cosa ti piace fare?”, mi chiede.
“Ultimamente mi diverte tagliare i capelli”, rispondo io.
“Allora fai quello, fai qualcosa che ti appassiona.”.
Yao paga il conto, si alza e se ne va. Io rimango lì a pensare. Io e le stampelle. Tagliare i capelli. Tempo dopo mi spiegarono il significato del termine serendipità. Ecco, per me quel giorno fu quello. Qualcosa di inaspettato mi cambiò la vita. Taglierò i capelli. Il giorno dopo mi reco in accademia a Terracina, via delle Arene 102. Il destino mi porta lì. Chiedo di iscrivermi ed iniziare subito. E con il lavoro, quando ricomincerò, come farò? Eh, in qualche modo farò...